Quando il dolore ai denti è da estirpare

"Denti" 
Film di Gabriele Salvatores, 2000
Tratto dall'omonimo romanzo di Domenico Starnone

Perseguitato fin da bambino da incisivi enormi, impossibili da nascondere e sopportare, oggetto di scherno da parte dei compagni, Antonio fa di tutto per spezzarli, estirparli, distruggerli. Senza timore del dolore che i maldestri tentativi di liberarsi di quell'insostenibile fardello possono comportare. La sofferenza fisica è secondaria e, comunque, per sedarla esistono farmaci efficaci. È la ferita psicologica ed esistenziale, quella che viene dal sentirsi esclusi perché diversi, mai capiti, irrisolti e non amati, a fare davvero male. A strappare quegli incisivi fenomenali Antonio arriverà da adulto, in seguito a un trauma (un posacenere tirato in pieno viso) procurato dalla compagna durante una lite di gelosia (lui la accusa di tradirlo con il suo dentista), che glieli rompe irrimediabilmente entrambi. È l'inizio della storia: una peregrinazione reale e onirica tra odontoiatri sempre più improbabili del presente e del passato e ricordi che affiorano vivissimi, insieme al dolore, ogni volta che appoggia la lingua sugli alveoli. A estrarre i denti tanto odiati è uno dei molti dentisti dell'infanzia che, ormai invecchiato e caduto in miseria, pratica in un appartamento fatiscente, completamente estraneo a qualunque norma igienica. L'intervento lascia ad Antonio una lacerazione profonda, dolorosissima; un vuoto evidente, apparentemente incolmabile; un gonfiore inspiegabile. Quello che potrebbe sembrare un danno irreparabile nasconde, però, una rinascita. Un'opportunità, insperata. Una terza dentizione, da adulto. Dagli alveoli fanno capolino due incisivi sani, piccoli, innocui, finalmente adatti. Due incisivi di cui essere orgogliosi perché non dati, ma conquistati, sofferti, voluti, con la determinazione a non accettare il dolore, ma a volerlo capire e risolvere, anche rinunciando a una parte di sé.

Via il dente via il dolore

L'estrazione ("avulsione" in linguaggio tecnico) è forse il peggiore incubo associato all'idea del dentista. L'odontoiatra è il primo a non voler arrivare a un rimedio così estremo. Ma, quando un dente è troppo compromesso per poter essere curato e ricostruito o la radice è seriamente intaccata da un'infezione che non regredisce completamente neppure dopo una terapia antibiotica appropriata, l'estrazione diventa l'unica soluzione possibile per eliminare il dolore, l'infiammazione e il complessivo disagio associati al dente malato. L'intervento necessario può essere più o meno invasivo e doloroso in relazione al dente che deve essere avulso, al grado di infiammazione/infezione presente al momento dell'estrazione e alle caratteristiche della radice (più o meno profonda e saldamente ancorata ai tessuti gengivali).

L'estrazione è effettuata di norma in anestesia locale, quindi di per sé non dolorosa, anche se comunque poco gradevole. Il dolore insorge inevitabilmente nelle ore successive, perdurando poi per alcuni giorni. Per controllarlo è, di norma, sufficiente assumere farmaci analgesici, come paracetamolo, o un FANS, come ibuprofene o nimesulide, ai dosaggi indicati dall'odontoiatra o riportati sul foglietto illustrativo. L'acido acetilsalicilico, invece, in questi casi andrebbe evitato perché la sua azione antiaggregante piastrinica, rendendo il sangue più fluido e meno propenso a coagulare, può prolungare il sanguinamento dopo l'avulsione e rallentare la guarigione della ferita. Se al momento dell'estrazione non è presente un'infezione, non è necessario assumere l'antibiotico, a meno che il dentista non lo ritenga appropriato a scopo preventivo.

L'estrazione del dente del giudizio 

L'estrazione del dente del giudizio, in genere, crea qualche problema in più di quella degli altri denti, soprattutto a causa della posizione molto arretrata (in fondo all'arcata) e della prossimità della radice con numerose terminazioni nervose. Nella stragrande maggioranza dei casi, l'intervento è praticato in anestesia locale. Dal momento che si tratta di un'operazione un po' più impegnativa rispetto a quella analoga effettuata sugli altri denti, il consiglio è rimuoverne sempre uno per volta, anche nei casi in cui esista l'indicazione per l'asportazione di tutti e quattro, lasciando passare 1-2 settimane tra due estrazioni successive. Nei 2-3 giorni che seguono l'intervento, di solito, compaiono un dolore intenso che può arrivare fino all'orecchio, infiammazione, difficoltà a deglutire e gonfiore alla guancia e (a volte) nella parte anteriore del collo, sotto la mandibola. Si tratta di disturbi analoghi a quelli che insorgono dopo altre tipologie di estrazione: nel caso del dente del giudizio sono un po' più marcati, ma non devono preoccupare. Generalmente, invece, non c'è sanguinamento perché la ferita viene chiusa con un paio di punti di sutura, che sono poi tolti entro una settimana. Per alleviare dolore e infiammazione è consigliata l'assunzione di farmaci analgesici e antinfiammatori mentre per evitare possibili infezioni è sempre indicata una terapia antibiotica preventiva.

Come comportarsi dopo l'estrazione

  • Contro il dolore assumere farmaci analgesici o antinfiammatori, ai dosaggi consigliati dall'odontoiatra
  • Seguire la terapia antibiotica indicata dal dentista per prevenire possibili infezioni
  • Evitare di masticare dal lato dell'arcata trattata per un paio di giorni
  • Preferire cibi freschi e morbidi o semiliquidi per favorire la guarigione della ferita e attenuare l'infiammazione
  • Il primo e il secondo giorno evitare di sensibilizzare la ferita con lo spazzolino, limitandosi a fare sciacqui con collutori antisettici
  • Dal terzo giorno lavare i denti con il dentifricio abituale, ma in prossimità dalla ferita usare spazzolini con setole molto morbide ed eseguire movimenti delicati

Quando è necessario togliere il dente del giudizio?

I fastidi che possono derivare dai denti del giudizio sono legati soprattutto alla loro posizione e ad anomalie della fase eruttiva. Per esempio, se il dente del giudizio cresce addossato all'ultimo molare oppure orizzontalmente, è molto difficile riuscire a garantire una corretta igiene quotidiana dei denti coinvolti e ciò favorirà la formazione di carie. Altre volte, si può avere una mancata o incompleta uscita del dente dalla gengiva: in questi casi si parla di denti del giudizio "in inclusione ossea totale". Se non creano particolari fastidi, denti in questa situazione non dovrebbero essere toccati; l'unica vera indicazione all'estrazione in questi casi è data dallo sviluppo di cisti intorno al dente. Più in generale, le indicazioni per l'estrazione dei denti del giudizio sono legate al tipo e all'intensità dei disturbi che determinano durante o dopo l'eruzione dalla gengiva.

Il dolore durante la fase iniziale di rottura della gengiva è del tutto normale: di solito, dura da pochi giorni a un paio di settimane e se è molto intenso può essere alleviato con comuni farmaci antinfiammatori e antibiotici. Se il dente ha spazio sufficiente per erompere, il problema si risolve spontaneamente quando tutta la corona è affiorata alla superficie della gengiva. Al contrario, se il dente incontra ostacoli che gli impediscono di "sbucare" in modo corretto, possono formarsi ascessi gengivali. Il primo episodio ascessuale dovrebbe sempre essere affrontato in modo conservativo, ovvero lasciando il dente dove si trova e curando l'infezione con un'adeguata terapia antibiotica. La rimozione va presa in considerazione solamente se il fenomeno si ripete due o più volte nell'arco di pochi mesi. Lo stesso vale quando il dente ormai cresciuto tende a provocare frequenti infiammazioni ed episodi dolorosi molto intensi.