Uno strano caso di dolore addominale in gravidanza
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IL CASO
Anna, 31 anni, ricercatrice universitaria alla prima gravidanza; complessivamente sana, in forma, soddisfatta del proprio lavoro; sposata con Andrea, ingegnere. Dopo tre anni di matrimonio, raggiunta una sufficiente stabilità economica, Anna e Andrea decidono di avere un bambino. Il concepimento non presenta alcun problema, lasciando giusto il tempo di cominciare a informarsi e capire che cosa sarebbe successo al corpo di Anna durante i nove mesi dell'attesa, quali esami di controllo sarebbe stato necessario effettuare lungo il percorso, i possibili inconvenienti che si sarebbero potuti presentare. Il dolore, beh quello, era dato per scontato, ma la sua insorgenza era proiettata a distanza, verso gli ultimi mesi e poi al parto, già pensando all'opportunità o meno di avvalersi dell'anestesia epidurale o propendere, invece, per un parto più "naturale", magari in acqua. Invece, il dolore inizia a comparire fin dalle prime settimane. All'inizio sono crampi al basso ventre, che il ginecologo giudica del tutto fisiologici e non preoccupanti, anche se fastidiosi. Poco dopo, si aggiungono la tensione al seno e le caratteristiche nausee. La situazione non è esattamente idilliaca, ma, rassicurata da mamma e amiche, Anna sopporta. Il primo trimestre avanza e la situazione generale un po' migliora o forse è Anna che si abitua a fare pasti frequenti, suo malgrado, cambiando un po' le abitudini alimentari e cedendo di tanto in tanto a tentazioni verso dolci e fritti che prima non aveva mai avuto. I crampi addominali peggiorano e, anche se le ecografie e gli altri esami di routine sono perfetti, Anna inizia ad avere qualche timore. Poi c'è il lavoro, la voglia di stare bene fino alla fine per non lasciare ad altri la ricerca alla quale ha dedicato tanto tempo ed energie. Si rivolge al ginecologo in ospedale e chiede di poter fare indagini più mirate. Niente da fare: i suoi sintomi dolorosi non sono così gravi da far sospettare una gravidanza extra-uterina, non ha febbre, le analisi sono a posto e il bambino cresce bene. Non c'è ragione di procedere a test strumentali invasivi che potrebbero danneggiare il feto. Anna non è soddisfatta, vuole capire. Torna dal medico di famiglia che la segue da anni e gli spiega dettagliatamente la situazione. Soppesate tutte le variabili in gioco, il medico arriva a un'ipotesi diagnostica che si rivelerà, poi, esatta. Il dolore di Anna è sì correlato alla gravidanza, ma non è un sintomo ginecologico: si tratta, in realtà, di una sindrome del colon irritabile scatenata dal cambiamento della dieta e dallo stress associato all'idea di mettere al mondo un figlio. La cura? Una dieta appropriata, pianificata da un nutrizionista della gravidanza, un po' di movimento, tanto relax e il prezioso consiglio di affrontare la maternità serenamente, come un fatto fisiologico e non come una malattia.
Fonte: Pregnancy - Pain and discomfort
Come alleviare il dolore in gravidanza
Nella donna in gravidanza, tutte le forme di dolore di una certa importanza localizzate all'addome, alla zona pelvica e alla schiena vanno riferite al medico, inquadrate con opportuni accertamenti clinici e strumentali (ecografia, analisi del sangue e delle urine ecc.) e trattate in relazione alle peculiarità del caso specifico. Il che corrisponde a un ventaglio di approcci terapeutici decisamente ampio, che può andare da semplici accorgimenti comportamentali (riposo, cambiamento dello stile di vita ecc.) a tecniche di rilassamento o esercizi mirati per rafforzare particolari gruppi muscolari, alla terapia farmacologica (diversa a seconda della causa del dolore evidenziata), alla chirurgia (nei pochi casi che la richiedono).
Cause di dolore addominale in gravidanza
Il dolore addominale, al basso ventre e alla schiena in gravidanza è in gran parte fisiologico e legato, da un lato, alle modificazioni di conformazione e posizione dei muscoli, dei legamenti e delle articolazioni della zona dell'addome, del bacino e dell'area pelvica, necessarie per accogliere il bambino e predisporre il corpo della donna al parto e, dall'altro, all'inevitabile compressione e spostamento degli organi posizionati intorno all'utero. In aggiunta, le modificazioni ormonali caratteristiche della gravidanza tendono a promuovere stati infiammatori che contribuiscono a peggiorare il disagio. Dopo il 5°-6° mese, quando il bambino inizia a essere ingombrante cominciano a manifestarsi anche disturbi intestinali, come stitichezza ed emorroidi, anch'essi associati a dolore e crampi. La compressione della vescica e degli ureteri può, invece, facilitare dolorose infiammazioni (cistiti) e infezioni delle vie urinarie che è importante diagnosticare e trattare precocemente per tutelare la salute di mamma e bambino.
Esistono, poi, cause più specifiche di dolore in gravidanza, legate alla presenza di anomalie anatomiche dell'apparato riproduttivo della donna o a patologie ginecologiche (danni alle ovaie o alle tube, infezioni vaginali, cisti ecc.) oppure alla presenza di una gravidanza extra-uterina, una condizione che non permette di portare a termine la gestazione e che deve essere trattata tempestivamente per prevenire complicanze molto gravi e tutelare la salute della donna. Tutte queste evenienze sono di norma associate a un dolore molto intenso, talvolta a insorgenza improvvisa e spesso accompagnato da altri sintomi, come secrezioni vaginali, sanguinamenti, febbre, debolezza, nausea, cali di pressione. Quando ci si trova in situazioni simili bisogna subito informare il medico e, se il quadro generale è preoccupante, recarsi immediatamente al Pronto soccorso. Anche la comparsa di contrazioni anomale, seppur non particolarmente gravi, intorno al 5°-6° mese va segnalata subito al ginecologo perché potrebbe essere l'avvisaglia di un parto pretermine che metterebbe in serio pericolo il bambino, non ancora pronto per sopravvivere al di fuori del corpo materno.