Dolore della mano e del polso
Inquadramento
È soltanto quando fanno male che ci si rende conto di quante volte in un giorno utilizziamo le mani, per fare pressoché qualunque cosa, e di come qualunque limitazione nei movimenti del polso e delle dita (primo tra tutti il pollice) possa avere effetti invalidanti. Prendersi cura delle mani, cercando di non imporre movimenti ripetuti e stress eccessivi alle articolazioni durante le attività quotidiane, e non trascurare indolenzimenti e infiammazioni articolari iniziali è fondamentale per mantenere una funzionalità ottimale ed evitare fastidi quando l'età avanza.
Sindrome del tunnel carpale
La sindrome del tunnel carpale è una condizione dolorosa della mano e del polso molto diffusa in età adulta (in particolare, tra i 30 e 50 anni), determinata dalla compressione e dalla successiva infiammazione del nervo mediano, che scorre all'interno di un canale osseo presente a livello del polso, alla base del pollice, chiamato appunto "tunnel carpale". Il disturbo interessa entrambi i sessi, ma è più diffuso tra le donne.
All'insorgenza della sindrome del tunnel carpale può contribuire la presenza di altre patologie, quali per esempio, l'artrosi della mano e del polso, il diabete, l'ipotiroidismo e alcune malattie rare. Anche la gravidanza costituisce un fattore predisponente per il disturbo, perché durante i nove mesi si osserva un accumulo di liquido nei tessuti di rivestimento del tunnel carpale, con conseguente possibile compressione del nervo mediano. Ulteriori fattori di rischio comprendono tutte le attività che richiedono flessione ed estensione ripetitiva del polso (per esempio, l'uso di una tastiera o del mouse e il lavoro su macchinari con leve), ma molto spesso non è evidenziabile una causa scatenante specifica.
I sintomi tipici della sindrome del tunnel carpale comprendono formicolii e dolore crampiforme che partono dalla mano (soprattutto, in corrispondenza della base del pollice) e arrivano fino all'avambraccio. Dolore e parestesie si manifestano prevalentemente durante la notte e sono accompagnate da una diminuzione della forza e della sensibilità, con conseguente riduzione della possibilità di utilizzare la mano e l'avambraccio.
Per diagnosticare la sindrome del canale carpale, oltre alla visita ortopedica, è utile eseguire alcuni esami strumentali. Radiografia ed ecografia sono utilizzate per valutare la presenza di artrosi e di altre alterazioni specifiche del tessuti articolari, mentre l'indagine chiave per la conferma diagnostica è rappresentata dall'elettromiografia, un esame in grado di fornire informazioni precise sulla funzionalità del nervo mediano.
Il trattamento iniziale della sindrome del tunnel carpale prevede una serie di accorgimenti pratici finalizzati a ridurre una compressione eccessiva del nervo mediano e a ridurne/prevenirne l'infiammazione. In particolare, è consigliato l'uso di un tutore che mantenga in posizione corretta il polso e il pollice, da indossare durante la notte e durante attività a rischio, e l'individuazione di alternative ergonomiche per oggetti di uso quotidiano protratto, come mouse, tastiere, coltelli, forbici, pinze ecc. Se, nonostante questi rimedi, i sintomi persistono o si ripresentano frequentemente o se la mano si indebolisce è necessario ricorrere alla decompressione del tunnel carpale attraverso l'intervento chirurgico, che può essere eseguito in endoscopia, con anestesia locale e in Day hospital. Dopo l'operazione si può muovere subito la mano, ma per recuperare una piena funzionalità è necessaria una riabilitazione fisioterapica di alcune settimane, con esercizi indicati dall'ortopedico/fisioterapista che possono essere eseguiti autonomamente a domicilio.
Artrosi della mano
L'artrosi della mano e del polso interessa principalmente le articolazioni interfalangee distali (dita), quelle prossimali (tra dita e metacarpo) e l'articolazione che si trova alla base del pollice. È un disturbo molto diffuso, soprattutto a partire dai 50-60 anni, sia tra gli uomini sia tra le donne, che può essere determinato da numerosi fattori, anche combinati tra loro. Nelle donne, l'artrosi delle mani tende a manifestarsi più spesso e più precocemente, dando i primi fastidi intorno ai 40 anni per ragioni di ordine anatomico, ormonale, genetico, nonché legate all'intenso uso delle mani durante tutto il corso della vita. Alcune attività professionali che prevedono movimenti monotoni ripetuti possono aumentare il rischio di sviluppare artrosi delle mani, soprattutto se svolte in condizioni ambientali sfavorevoli (freddo, umidità). Un ulteriore fattore di rischio è rappresentato da eventuali traumi subiti e, in particolare, da fratture o lussazioni che hanno coinvolto le articolazioni della mano e del polso.
I sintomi caratteristici dell'artrosi della mano sono essenzialmente il dolore e la limitazione nei movimenti, talvolta accompagnati da sensazione di calo di forza, di norma più intensi al risveglio e nelle prima ore del mattino e spesso variabili in funzione del clima. Muovere le mani per "sciogliere" le articolazioni può aiutare a ridurre il fastidio, che tende comunque ad attenuarsi nel corso della giornata.
Nelle persone con artrosi delle mani particolarmente severa e disabilitante può essere presa in considerazione la possibilità di ricorrere all'intervento chirurgico, da individuare su base personalizzata in funzione delle specifiche alterazioni presenti, della loro gravità ed estensione, dell'età e delle esigenze professionali e di vita.
Tendinite e tenosinovite delle dita della mano
Tendinite e tenosinovite delle dita della mano corrispondono a situazioni di infiammazioni dei tendini e delle guaine tendinee della mano di intensità e durata variabile, talvolta conseguenti all'esecuzione di movimenti ripetuti in ambito professionale e/o favorite dalla presenza di altre patologie (artrosi della mano, artrite reumatoide, diabete ecc.), ma spesso prive di una causa evidenziabile specifica.
Il sintomo principale è rappresentato dal dolore, che si acutizza muovendo il tendine interessato dall'infiammazione, impedendo di utilizzare le dita corrispondenti. L'effetto può essere invalidante, soprattutto quando il tendine infiammato è quello del pollice poiché, venendo meno la possibilità di afferrare, stringere e torcere, gran parte delle attività manuali risulta compromessa. In questo caso, il disturbo è noto come "sindrome di De Quervain" e tecnicamente si tratta di una tenosinovite stenosante del tendine estensore breve (extensor pollicis brevis) e del tendine abduttore lungo (abductor pollicis longus) del pollice.
Oltre al dolore, può essere presente un leggero gonfiore a livello dell'articolazione su cui si inserisce il tendine, dovuto all'estensione dell'infiammazione in questa sede. Segni caratteristici della tendinite/tenosinovite sono, poi, il movimento "a scatto" del dito interessato, che si estende in modo brusco e non controllabile, e il suo il blocco in una posizione fissa. Questa condizione (tenosinovite del tendine flessore digitale), nota anche come "dito a grilletto", può interesse un qualunque dito e si osserva abbastanza comunemente nei pazienti anche da artrite reumatoide o diabete (in questo secondo caso, spesso, è presente anche la sindrome del tunnel carpale).
Per emettere la diagnosi di tendinite/tenosinovite, oltre alla visita ortopedica da parte di uno specialista della mano, è necessario effettuare una radiografia, che evidenzia eventuali processi artrosici e dislocazioni ossee, e un'ecografia, che permette di indagare meglio i tessuti molli, compresi i tendini e le guaine.
Il trattamento di tendinite e tenosinovite delle dita della mano è finalizzato ad attenuare rapidamente l'infiammazione acuta e a prevenirne la cronicizzazione. Le strategie utilizzate per raggiungere questo risultato comprendono l'uso di tutori, da indossare durante la notte e mentre si eseguono attività a rischio (che dovrebbero comunque essere evitate, almeno per qualche tempo). La mano interessata deve continuare a essere usata, ma con cautela e senza sforzare il/le dito/a colpito/e dalla tendinite. Se dopo un adeguato periodo di trattamento così condotto (7-15 giorni) il disturbo non migliora o peggiora, è possibile effettuare un'infiltrazione di corticosteroidi a livello della guaina del tendine. Si tratta di una procedura semplice che causa un minimo dolore, ma che deve essere eseguita da un ortopedico esperto per evitare complicanze secondarie. Dopo l'infiltrazione, il dito va tenuto a riposo e protetto con un tutore per 48-72 ore, mentre l'eventuale dolore va contrastato con applicazioni ripetute di ghiaccio. In genere, la terapia è efficace e permette di ridurre significativamente (o azzerare) il dolore, almeno per alcuni mesi.
Se dopo la prima infiltrazione di corticosteroidi i sintomi si ripresentano, la terapia può essere ripetuta una seconda volta. Qualora, invece, l'effetto antinfiammatorio e antalgico non fosse sufficiente o abbastanza duraturo, diventa necessario procedere all'intervento chirurgico, pianificato in relazione alla specifica alterazione presente e al dito interessato. Che sia effettuato o meno l'intervento, per migliorare la funzionalità della mano e prevenire nuove infiammazioni è utile eseguire ogni giorno esercizi defatiganti di rotazione del polso e di mobilizzazione delle dita, soprattutto se si svolgono attività professionali che impegnano notevolmente le mani in movimenti ripetitivi.